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Immagine del redattoreGruppo Studi Girard

Lupus in tabula | Il gioco del linciaggio collettivo



Vi sarà sicuramente capitato di giocare a Lupus in tabula. Se non vi è capitato, mi spiace per voi. Si tratta di un gioco perfetto per le serate con gruppi di amici/parenti/ragazzi di 10-20 membri. Il bello è che, nonostante esista la versione ufficiale del gioco con carte ad hoc, in realtà per giocarci bastano una penna e dei foglietti su cui scrivere.

Anche il funzionamento è piuttosto semplice, direi quasi immediato, e questo è il primo punto interessante. È come se tutti vi si immedesimassero istintivamente.

Funziona così: durante il giorno tutti i partecipanti (a parte il master che guida il gioco) sono apparentemente contadini, mentre in realtà ognuno impersona un personaggio particolare che gli è stato comunicato segretamente e casualmente tramite un bigliettino a inizio gioco. Il personaggio chiave, senza il quale il gioco non avrebbe alcun senso, è il lupo (può essere uno o più di uno, a seconda del numero dei giocatori). Quando il master decide che arriva la notte, tutti chiudono gli occhi e stanno in silenzio, ma proprio allora chi è un lupo li apre, e decide chi vuole uccidere indicandolo al master. La vittima sarà morta (uscirà dal gioco) all’arrivo del giorno successivo, quando tutti riapriranno gli occhi.

A quel punto, arriva la fase centrale del gioco: il villaggio dei contadini dovrà decidere chi è, tra loro, il lupo assassino, e farlo fuori! Naturalmente il lupo dovrà fingersi contadino come tutti gli altri, e cercare di sviare i sospetti su qualcun altro. Se i lupi rimangono in vita in numero superiore agli altri, vincono il gioco; se vengono fatti fuori dalla comunità, perdono il gioco.

Gli altri personaggi servono per dare dinamismo al tutto, e si rivelano al master di notte, dopo che i lupi hanno designato la vittima e richiuso i propri occhi; alcuni nel bigliettino avranno scritto semplicemente “contadino”, mentre altri potranno essere le cose più svariate: la guardia del corpo (che decide una persona da difendere, la quale non morirà nel caso sia stata prescelta dai lupi); il veggente (che indica una persona per sapere se è un lupo o meno, ma non dovrà rivelarsi durante il giorno pena l’essere quasi sicuramente ucciso dai lupi la notte successiva!); il medium (che dopo che il villaggio ha fatto fuori una persona, saprà se era veramente un lupo oppure un innocente); eccetera….. l’ultima volta ho giocato addirittura con un personaggio che era Gesù, il quale se ucciso dai Lupi al terzo giorno rientrava in gioco!

Ad ogni modo, ciò che il gioco rappresenta, durante il giorno, è una tipica dinamica sacrificale girardiana: il villaggio unanimemente si scaglia contro una vittima designata e la uccide, per preservare la propria vita. Se durante la notte le differenze tra giocatori sono evidenti e reali, durante il giorno la condizione è quella dell’indifferenziazione: tutti sono contadini alla pari, uno vale uno. E come sappiamo, l’indifferenziazione è uno dei tratti tipici dell’escalation sacrificale secondo Girard.

Certamente, nel gioco esiste una “verità” della colpa: qualcuno è veramente un lupo, mentre altri sono veramente innocenti. Ma, a parte che ogni gioco è una simulazione “sensata” e controllata di una dinamica relazionale (ma questo richiederebbe un articolo a parte), il tratto interessante è che comunque è possibile, anzi molto frequente, che il villaggio uccida una vittima innocente. E in questo caso, nonostante i lupi guadagnino chances di vittoria, il “piacere” del gioco, il suo “divertimento”, è lo stesso. Vi posso assicurare che è istintivamente bellissimo quando i contadini si scagliano all’unanimità contro un presunto lupo, quando tutti si lasciano prendere dal “sì, è stato lui!!” – tranne nel caso in cui siate voi la vittima designata!

A dimostrazione di quanto il gioco rappresenti certe dinamiche sociali, devo dire però che spesso esso “degenera” dalla sua primigenia forma sacrificale “pura” verso una forma più addomesticata, borghese, civile, e molto occidentale. Invece di ostracizzare in maniera fragorosa e istintiva un potenziale lupo, se non si raggiunge quella unanimità bella e violenta, si procede per votazione: la burocrazia prende il posto della foga sacrificale.

Questa “evoluzione” del gioco potrebbe in qualche rispecchiare, ancora una volta girardianamente, il passaggio da una forma di giustizia privata e vendicativa, e perciò incline ad alimentare la spirale mimetica, all’istituzione di una giustizia maggiormente tecnica e astratta, incarnata dall’istituzione del tribunale, per scongiurare le possibili degenerazioni violente dell’imputazione e della pena ai danni di qualcuno.

Resta però, per chi abbia giocato a Lupus, il riconoscimento del dato umano fondamentale: il piacere perverso di coalizzarsi contro qualcuno, di essere homo homini lupus.



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