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Satana è una cosa seria? | Esorcismi e possessioni


Il festival di Sanremo, un prete esorcista e Salvini. Date queste premesse è difficile cavar fuori un dibattito ragionevole. Di fatti, dopo lo sketch di Virginia Raffaele, si susseguono interventi sempre più ridicoli. Un esorcista (sic) ha accusato Raffaele di inneggiare al demonio e di mancare di rispetto alle persone che soffrono per colpa di Satana. Il Ministro Salvini, attivato dai suoi sensori speciali per le cazzate, non si è fatto aspettare e, con toni gravi, ha invitato a non sottovalutare il problema delle sette sataniche. A seguire risate, accuse di oscurantismo, meme, e tutto il solito canovaccio…


Peccato. Perché ci sarebbero davvero alcune cose molto interessanti da dire sui temi dell’esorcismo e delle possessioni sataniche. Certo, non possiamo aspettare che ce le dicano un esorcista di professione o Matteo Salvini. Spero allora possiate trovare qualche spunto serio in questo breve articolo.



La possessione – fenomeno comune a molte religioni – è una condizione tale per cui una persona viene “abitata” da un’entità o da una forza estranea. Nel nostro caso a compiere questa intrusione si presume sia Satana, o comunque dei demoni malvagi. Tralasciamo alcuni classici sintomi chiaramente inventati: levitazione, sputare chiodi e compagnia bella. Proviamo invece a descrivere la possessione in termini più generali. Il soggetto impossessato ha comportamenti strani, non coerenti con quelli abitudinari; sembra che in lui, o in lei, accanto alla propria persona, coesista un’entità estranea, o forse anche più di una. Spesso è il soggetto stesso che parla di una presenza estranea dentro di sé. Questa presenza può presentarsi come una voce che dice cose, oppure può presentarsi in forma di pensieri che vengono percepiti come estranei, come non propri. In alcuni casi questa presenza arriva addirittura a compiere azioni attraverso il corpo dell’indemoniat*.


Voci nella testa che parlano, una forza esterna che arriva a muovere il nostro corpo, pensieri percepiti come estranei… Ebbene, come molte di voi sapranno, da vari decenni questi fenomeni sono studiati in psicologia. Misurazioni, studi quantitativi, ipotesi e argomentazioni sottili hanno cercato di far chiarezza in quest’ambito. Si è così formata un’ampia letteratura e sono state avanzate, senza chiamare in causa forze o entità sovrannaturali, alcune spiegazioni. Oggi si tende a parlare di soggetti schizofrenici, non di indemoniati. Si sono affermate modalità di diagnosi e terapie che paiono superare di gran lunga i metodi a cui ricorrevano (e purtroppo ancora oggi ricorrono) gli esorcisti.


Partiamo da un caso: le voci dentro la testa. Innanzitutto vorrei farvi notare una cosa: il fenomeno non è così raro come si potrebbe pensare. Sentire voci nella propria testa non capita solo a individui eccezionalmente rari. Uno studio del 1983, condotto su 375 studentesse e studenti di college, rivela che il 30% circa dei soggetti interrogati riporta di aver avuto almeno una volta l’esperienza di una voce dentro la testa. Non si tratta di una voce riprodotta consciamente dalla nostra mente, né si tratta della voce del nostro monologo interiore. Nei soggetti affetti da schizofrenia il fenomeno si presenta con frequenze e con modalità particolarmente disturbanti. Nella schizofrenia si può osservare che, col passare del tempo, a questa voce viene attribuita una fonte che non è la mente stessa del soggetto. Ci dev’essere una qualche entità che mi parla. Su questi meccanismi di attribuzione consiglio, a chi ha qualche base di psicologia e/o filosofia, la lettura di The illusion of conscious will di Daniel Wegner. Ma non dilunghiamoci. Mi basta per ora aver accennato al fatto che il fenomeno delle cosiddette allucinazioni uditive è molto più comune di quello che si può pensare, ed è diffuso anche tra persone che reputiamo “normali”. Questo dato dovrebbe allontanarci da spiegazioni di per sé eccezionali (Satana, Dio, il demone sotto il letto). Dovremmo essere portate a pensare che alla base ci sia un meccanismo che ha cause generali, diffuse e soprattutto non di matrice sovrannaturale.



Il fatto che un soggetto possa riportare, in tutta sincerità, l’esperienza di essere impossessato da Satana non deve sorprenderci. Si può iniziare con una voce che diventa sempre più insistente, fino ad arrivare ad azioni compiute come se si fosse sotto il controllo altrui. Queste voci e queste presenze saranno poi – a seconda del contesto storico, culturale e familiare in cui è calato il soggetto impossessato – attribuite a questa o a quell’altra entità: Satana, lo spirito del Vento (sparo a caso), i marziani, o forse una persona particolarmente importante.

Dobbiamo allora fare una distinzione. Un conto è il piano dell’attribuzione, o di quella che viene chiamata confabulazione. Una persona può dire: “La voce del demonio mi ha detto di tagliarmi un dito”. Il demonio è ciò a cui questa persona attribuisce la voce. Un conto invece è il fatto stesso di una voce che parla nella mente. Fatto che potremmo definire oggettivo, in quanto ha avuto anche una conseguenza tangibile: in questo caso un dito amputato. È ovviamente su questo secondo piano che ci dobbiamo porre per indagare il fenomeno.


Di passaggio voglio esprimere un mio dubbio. Non sono così sicuro che trovarsi in mano una spiegazione razionale sia necessariamente più rassicurante rispetto a credere che Lucifero stesso si palesi nel corpo e nella mente di un malcapitato. Chi indaga però non deve rassicurare, deve trovare il vero colpevole, anche nel caso in cui il colpevole non è chi pensiamo (o desideriamo). Se ci poniamo su questo piano di indagine dobbiamo concludere che la voce che un indemoniato sente nella propria testa è semplicemente una produzione della sua stessa mente. Stessa cosa vale per pensieri o azioni: si tratta del prodotto di fenomeni mentali che si verificano nel singolo individuo.


Tutto qui? Per un bel cacchio di niente. Va bene, abbiamo detto che è un fenomeno mentale, ma da dove arriva? Come nasce? Perché? Quali sono le sue fonti? L’indagine è appena cominciata.

Prima di abbozzare una risposta aneddotica a queste domande voglio tornare su un punto per me fondamentale. Il mio tentativo, come in altri articoli, è sempre lo stesso: far notare che ciò che si tende a vedere solo nell’altro, è anche in sé. Non voglio che si pensi che la vera radice della possessione demoniaca sia merce estremamente rara. Troppo rassicurante, troppo semplice. Troppo esorcizzante! Invece che cercare di comprendere un fenomeno, ossia di inserirlo in schemi esplicativi generali, lo rendiamo una singolarità, compiendo così un vero e proprio esorcismo! Perché è questo che si fa quando una cosa non ci piace, ci fa paura, ci preoccupa: la si esorcizza. La si butta fuori. La si incatena con categorie e nozioni, la si confina lontano.


Abbiamo parlato di processi mentali che conducono all’attribuzione di presenze estranee “dentro” di sé. Ho fatto l’esempio dello studio di Posey e Losch del 1983. Ma vi dirò di più. Molto di più. Tutt* noi produciamo entità “aliene” di questo tipo. Sì, anche tu che mi stai leggendo. Pensaci bene… Non dovrebbe essere difficile, lo facciamo tutti i giorni. Anzi, tutte le notti. Eh già. Chi sono i mostri dei nostri incubi? Chi è quella persona, o quell’animale, da cui scappiamo? Cos'è quella presenza che nei brutti sogni percepiamo dietro la porta? Alla radice di queste esperienze oniriche io vedo qualcosa in comune con i fenomeni di possessione. C’è un sostrato comune. Non mi è chiaro cosa sia. Probabilmente il seguente passaggio evangelico letto da quel genio di René Girard ci aiuterà a fare un primo passo.



Dal Vangelo secondo Marco, capitolo 5: l’indemoniato di Gerasa. Girard ne parla ne Il capro espiatorio, un testo che consiglio a chiunque.

Brevemente. Gesù arriva a Gerasa. Gli si fa incontro un uomo nudo, con addosso catene spezzate, il corpo pieno di ferite autoinflitte. Gesù gli chiede: “Come ti chiami?”. Lui risponde: “Legione, perché siamo in molti”. Gesù allora pratica l’esorcismo, scacciando i demoni. Arrivano sulla scena gli abitanti di Gerasa, i quali vedono il loro concittadino guarito e… hanno paura. I Gerasèni chiedono allora a Gesù di andarsene dal loro territorio.

Chi erano i molti demoni che invadevano l’indemoniato? Siamo tornat* alle nostre domande lasciate senza risposta. Da dove arrivano le voci nella testa? La risposta di Girard è semplice. Forse difficile da digerire, ma sicuramente ancor più difficile da ignorare una volta che la si è compresa. I demoni sono i Gerasèni. Sono la comunità, sono la società. I comportamenti di autolesionismo sono la riproduzione su di sé delle azioni violenti che quella comunità infligge al proprio capro espiatorio. L'indemoniato ha interiorizzato i suoi rapporti con una comunità che lo respinge, e ha dato a loro sembianze demoniache. I Gerasèni hanno paura e chiedono a Gesù di andarsene perché egli ha spezzato l'equilibrio del loro sistema.


Con l’esempio dei demoni di Gerasa non voglio suggerire propriamente che dietro ogni possessione ci sia un meccanismo di capro espiatorio perpetrato da una comunità. La “presenza demoniaca” può esser fatta risalire anche a una sola altra persona, o meglio, al rapporto che si ha con una persona. Ciò che dice la voce estranea, la tipologia di pensieri alieni, le azioni eseguite sotto il controllo dell'entità: tutti elementi che possono suggerire qualcosa su alcuni determinati rapporti sociali dell’”indemoniato”. La nostra (l'uso di questo aggettivo al plurale rivela alcune mie possessioni) conclusione ha quindi una portata generale. Affermiamo che i meccanismi psichici che determinano i fenomeni di possessione, e più in generale le manifestazioni in una mente di entità autonome ed estranee, hanno la loro origine nei rapporti sociali che l’individuo stringe con chi gli sta attorno.

Una conclusione banale. Ma pur sempre un passo avanti rispetto alla media del dibattito che in questi giorni si sta sviluppando.

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