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Girard è uno scienziato? | Lo studio del sacro non è morto

Aggiornamento: 18 ott 2018



Tutto interessante quello che dice Girard, ma non dimentichiamoci che è solo un’ipotesi. Tutti lo sottolineano, tutti lo ribadiscono. Forse è l’unico modo per convivere con una teoria così “spietata” nei confronti di ogni oggetto che incontra. O forse no.

L’antropologo francese disse fin dall’inizio, da La violenza e il sacro (cfr. Conclusione), che la sua è un’“ipotesi”, ma a questo termine aggiunse un aggettivo che non si è altrettanto propensi a sottolineare: un’ipotesi “scientifica”. È un aggettivo proposto solo per farsi pubblicità? È la falsa modestia (o malcelata arroganza) di chi ammette che la propria teoria è un’ipotesi, poi però si arroga il diritto di definirla scientifica?

Scientifica o non scientifica l’ipotesi, questa affermazione ha almeno il merito di invitare il lettore a non giudicarla in base al proprio gusto, come troppo spesso accade nell’ambito delle cosiddette “scienze” umane, con la scusa che tanto loro non posso avvalersi di equazioni matematiche. Proviamo dunque a fare lo sforzo di dimenticare per un momento i contenuti della teoria, quanto siano condivisibili, quanto siano interessanti, quanto riduzionisti, quanto provocatori, quanto vicini a dottrine di qualsiasi genere o altro. Senza nessuna pretesa di essere esaustivi vogliamo offrire solo qualche spunto, in merito solo all’ambito degli studi sul sacro, per una riflessione che dovrebbe essere doverosa sia da parte di chi accoglie sia di chi rifiuta le tesi di Girard.



Primo spunto: all’improvviso si parla di meccanismo del capro espiatorio? No, non così all’improvviso. Quest’ipotesi non è comparsa dal nulla. E non nel senso, o non solo nel senso, che si possono trovare “precursori”. Sapere che Girard ha offerto una soluzione a problemi da lungo tempo dibattuti è fondamentale. Qualcuno ha l’impressione, quando si parla di questo famigerato linciaggio documentabile nei miti, che l’antropologo l’abbia, ci sia concessa l’espressione, sparata grossa. E viene da chiedersi: è possibile giudicare quanto sia azzardata una soluzione se non si ha ben chiari i problemi che risolve?

A ciò bisogna aggiungere: dire che la teoria di Girard è un’ipotesi non è del tutto corretto. Alcuni elementi base della teoria non sono affatto ipotesi; questo forse andrebbe sottolineato più spesso. Non è stato Girard a riscontrare che il tema delle differenze è centrale nel mito, ma Lévi-Strauss. Non è stato Girard a rilevare che la forma di conflitto mitico più diffusa è la lotta tra fratelli rivali, ma Kluckhohn. Non è stato Girard a notare che gli eroi dei miti hanno certe strane deformità, ma Eliade. Non è stato Girard a porre il problema del sacrificio rituale, ma Hubert e Mauss. Non è stato Girard ad inventarsi che i miti raccontano sempre e quasi solo di violenza: lo sapevano tutti.

Tante teorie diverse, ma solo per dare soluzioni alternative a dati problematici mai stati messi in discussione.



Secondo spunto: ma allora cosa ha di speciale la soluzione di Girard, cosa la avvicina più delle altre a una teoria “scientifica”? Risolve un numero enorme di problemi, spiega una varietà immensa di fenomeni con pochi semplici concetti. È curioso che proprio ciò sia fonte di accuse, quando in qualunque scienza degna di questo nome è sempre stato considerato un merito. È come se si accusasse ancora i fisici di non rispettare la differenza tra mondo sublunare e mondo sovralunare, quando pretendono che valgono le stesse leggi e che addirittura i due presunti “mondi” si influenzano a tal punto che la differenza posta non ha alcun senso.

Per rendere intuitivo che non è affatto scontata una teoria nell’ambito dei miti con pochi presupposti capace di risolvere molte questioni è opportuno almeno un esempio. Prendiamo una teoria la cui tesi di fondo si può concentrare nella frase che molte società patriarcali erano precedentemente matriarcali. Questa ipotesi ha avuto il grande merito di portare all’attenzione il tema delle vittime (quando invece tante altre arrivano a minimizzare persino la centralità della violenza: vedi articolo Cos’è il mito), ma riconoscendo solo quelle di sesso femminile (divinità perseguitate dalle nuove maschili delle società patriarcali) è andata incontro agli stessi limiti di tante altre. Abbiamo una teoria che richiede tutta una serie non indifferente di presupposti: quanti problemi non risolve?

Ammettiamo pure che Girard esageri e che tutto sommato non si debba pretendere una spiegazione dell’origine ultima della divinità, resta comunque il problema del sacrificio. Le vittime di sacrifici non sono solo donne. Ma c’è un problema molto più grave e a differenza degli altri non aggirabile nella lettura dei miti, lo stesso rimasto irrisolto fin dai tempi dell’antica ipotesi evemerista: perché gli eroi e le divinità maschili sono pieni di difetti, commettono crimini e azioni deplorevoli? Perché non pochi di loro presentano deformità fisiche?

In linea di principio dovremmo aspettarci che almeno le figure maschili siano, se non divinità perfette, quanto meno positive, eroiche nel senso in cui lo intendiamo noi. Invece spesso sono quasi l’opposto. E bisogna sempre cercare giustificazioni ad hoc (ovviamente accompagnate da nuovi presupposti che si sommano).



Ultimo spunto: d’accordo, ma Girard ci racconta un evento che in ultima istanza nessuno oggi può osservare, non è meno impegnativa la lettura che cerca simboli nei miti? Che sia una lettura meno impegnativa, come molti danno per scontato, è tutto da dimostrare: il campo dei simboli è un campo minato, se si vuole conservare un minimo di rigore ed evitare che si arrivi a dire tutto e il contrario di tutto. Inoltre non è del tutto vero che l’evento fondatore non si può osservare. Girard (che non parla di alieni) è in grado di presentare miti che distorcono molto poco quello a cui gli antichi hanno assistito (in futuro sarà presentato un articolo su un mito di questi con protagonista Loki, mai analizzato dall’antropologo): un vantaggio non da poco se si pensa che praticamente tutte le teorie ammettono che manipolazioni e confusioni nei miti ci sono state.

Per concludere vogliamo tornare al punto di partenza: come convivere con una teoria del genere? Dobbiamo gridare che la ricerca in questi campi è morta (pare che i funerali siano diventati una moda da Nietzsche in poi)? Forse invece è sorta, proprio come Galileo e Newton non hanno ucciso la filosofia naturale, ma hanno fatto sorgere la fisica. Girard non ha dato riposte a tutto né tutte le sue risposte sono state ugualmente convincenti, ma ci ha lasciato un buon punto di inizio.

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