di Mirko Ruffoni
Nel mio sito, nella parte dedicata alla mia attività di avvocato civilista, ho cercato di sistemare alcune riflessioni su una tra le argomentazioni più frequentemente usate dai legali. Le argomentazioni sono gli strumenti che il difensore utilizza per convincere la controparte e/o il Giudice che la sua tesi merita accoglimento. Ho cercato di trattare l'argomentazione più spettacolare: la retorsio argumenti. Con l'uso di questa argomentazione in una disputa si cerca di accettare provvisoriamente le premesse dell'avversario per poi ritorcergliene contro gli effetti.
Qui riporto il link ad uno degli esempi cinematografici più ad effetto: uno sceneggiato su S. Agostino nel quale un ruolo importante è ricoperto da S. Ambrogio. La scena su cui voglio concentrarmi è contenuta nella prima parte del film, a dieci minuti dalla fine. Anche senza vedere il video si può comunque capire il concetto attraverso una sintesi degli avvenimenti.
La vicenda è particolarmente interessante perché presenta due applicazioni della retorsio argumenti: la prima sul piano operativo e civile, la seconda sul piano filosofico e religioso. Il vescovo Ambrogio cerca di liberare un padre di famiglia incarcerato per i suoi debiti non onorati. L'Imperatrice madre difende l'operato dei soldati che hanno incarcerato il cittadino romano perché debitore insolvente richiamando il principio per cui i debiti vanno pagati. Il vescovo Ambrogio allora sposta l'attenzione su un altro debito che deve essere onorato, il tributo che questo cittadino ha dato alla patria avendo messo a disposizione di Roma i suoi figli e perdendone uno in battaglia. Roma ha un debito più grande verso colui che ha incarcerato. Così l'imperatrice è costretta a provvedere alla liberazione dell'imputato.
Se si ha la pazienza di guardare anche i successivi due minuti si può apprezzare anche la seconda occorrenza della retorsio argumenti. Si ascolti allora tutto il primo dialogo tra i due grandi oratori. Ambrogio, davanti ad un Agostino scettico sulla possibilità umana di trovare la verità ancora con lo stessa argomentazione pronuncia una frase impressiva: "non è l'uomo a trovare la verità, ma deve lasciare che sia la Verità a trovare lui". Accetta le premesse di Agostino per avallare la difficile ricerca umana della verità, constatando che davanti a lui si trovano persone caratterizzate da diverse idee sulla verità (un ariano, un seguace di Plotino...) e ipotizza che sia la Verità a trovare l’uomo. La frase vale non solo per chi è credente nelle verità tradizionalmente trasmesse del cristianesimo ma, forse, anche per chi non lo è e crede comunque in certi valori: per chi ha fede. Il concetto trova un'applicazione anche giuridica quando si pretende con troppa acrimonia di avere dominio assoluto nelle vertenze: la verità processuale che ci raggiunge è diversa dalla verità che una parte processuale pensava di raggiungere nella vertenza . Vale il principio: Habent sidera sua lites. Si potrebbe a questo punto chiamare in causa il fenomeno dell'eterogenesi dei fini, che avviene quando si verificano "conseguenze non intenzionali di azioni intenzionali". Ambrogio infatti coinvolgerà nella sua missione Agostino, qui ben interpretato da Alessandro Preziosi (l'attore poi leggerà le Confessioni di Agostino in un audio libro).
Per chi volesse approfondire il tema della Verità nello stesso film: Ambrogio, disposto a sacrificarsi per ciò che crede vero, personifica la verità che ricerca l’uomo. Anche in questo caso il trasporto con cui vengono proposti certi concetti può interessare anche chi non ha una fede cristiana. Gesù Cristo può avere rilevanza non solo come riferimento necessario di una confessione religiosa, ma anche come termine di riferimento antropologico. Gesù potrebbe essere visto come portavoce di una conoscenza nuova, quella sulla vittima innocente che la legge cerca di tutelare. L'approfondimento antropologico di Renè Girard consente l'universalizzazione del messaggio. Qui uno dei video più recenti sulla teoria mimetica di Girard. Il video mostra che non si tratta solo di una conoscenza ma di un'esperienza, convergente con l’idea cristiana per cui l’incontro con Cristo sia non solo una un'affermazione impegnativa ma una esperienza di incontro di cui dare testimonianza. Il video evidenzia anche un altro aspetto da cui la riflessione deve partire: la ricognizione della vittima del proprio agire. La teoria mimetica si distingue qui dalle solite ideologie che demonizzano unicamente gli altri.
Tuttavia, anche questa consapevolezza è spesso insufficiente per interrompere il ciclo del risentimento e della violenza. Infatti, chi ha iniziato a sviluppare la teoria mimetica e l’ultimo Girard mostrano l’essenzialità di una vittima non solo innocente ma animata da una volontà di perdono: “la rivelazione è perdono”[1].
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[1] ”Il momento negativo della conversione, nell'accettazione, nel riconoscimento della propria partecipazione al meccanismo vittimario. Ma il momento successivo è quello della coscienza che la colpevolezza è perdonata nell'istante stesso della rivelazione, perché la rivelazione è perdono”. (Intervista realizzata da Irene Santori per "Uomini e Profeti", trasmessa nella puntata di Sabato 4 novembre 2000)
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