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Sulla pedagogia di "Ping Pong - The animation" | Il difficile equilibrio del sensei 3.

Aggiornamento: 28 apr 2020


Già nell'episodio successivo cominciano a vedersi i frutti dell'allenamento ma ancora in una maniera deformata. Per Smile la ricerca della vittoria coincide ancora con l'immagine del robot privo di sangue, rievoca il demone della solitudine. Giocando al massimo del potenziale nessuno sarebbe più in grado di rispondergli, di proseguire nella relazione. La ricerca della vittoria viene quindi percepita come una negazione dell'altro e durante la partita contro Wenge Kong, fortissimo giocatore cinese in esilio, lo scarto della differenza si palesa nuovamente come un dolore inaccettabile. Smile ha iniziato a dominare la partita (di fronte anche agli occhi increduli di Peco) condannando “China” ad una capitolazione esiziale per la sua carriera e per le sue speranze di ritorno in patria; l'allenatore di Wenge Kong comincia allora ad inveire furioso verso il ragazzo non riuscendo a cogliere la superiorità di Smile. Quando la differenza si mostra con la voce del dolore (dolore a cui è sempre associato il “canto dell'eroe”), Smile rivede e si riconosce in quel dolore: rinuncia così a vedere l'altro per evitare di vedere se stesso, rinuncia a giocare per tornare a rinchiudersi nel proprio guscio. Il liceo Katase viene eliminato dalla competizione.

L'episodio 4 esordisce quindi con il gesto severo del suo sensei, ricerca della distanza dopo un periodo di dedizione totale. Lo schiaffo che Smile busca da Koizumi è tutto teso a suggerire distanza e risveglio: <<Il tuo atteggiamento e il tuo modo di giocare causano sofferenza a tutti! Questo sport non è fatto per chi gioca senza alcuna voglia di vincere! Vuoi lasciare il ping pong? - Sì – E allora fallo!>> - (tutto questo accade sotto gli occhi di Peco: nella distanza le correnti della mediazione scorrono più lente e libere, ognuno è lasciato ai suoi percorsi senza essere attirato dal vortice della mediazione interna) -. Queste parole, violente ma sincere, toccano alcuni nodi cruciali che smuovono il blocco emotivo di Smile e avviano il percorso di crescita, quell'<<alta ascesi>> che, secondo Buber, deve essere incontrata dalle forze del maestro. Viene indicata chiaramente la via: Smile deve ricalibrare il suo sguardo sugli altri ma abbandonando la paura di poter essere di scandalo-ostacolo agli altri, di recare loro dolore. La responsabilità verso gli altri coincide con la responsabilità verso se stessi. Il proprio dolore deve essere messo in gioco e non deve essere guardato come un oggetto; è inevitabile che in questa apertura verso il prossimo (apertura in cui ospitalità e brutalità del faccia a faccia coincidono) vi sarà da patire un certa sensazione di sradicamento, di non-garanzia, di balia del rapporto con altri; ciò che invece va sacrificato è l'orgoglio come chenosi della pienezza. Essere-per-altri dice sempre una pericolosa anfibologia, perché lì mediazione scandalosa e responsabilità si incontrano. Tentazione della caduta e richiamo della trascendenza custodiscono il senso dell'essere-per-altri.

Smile rientra nel guscio, scappa dal confronto. Il ritiro si dà anche come movimento che, nel suo togliersi, lascia una traccia, imprime il segno della sua presenza rivelando la differenza altrui come non assimilabile. Smile di fronte al dolore si ritira aprendo così la prospettiva della distanza: la sua unicità, la sua alterità, può così risplendere più chiaramente; sorge la possibilità del rispetto ma anche dell'aggressione, del pungolo: la distanza con cui Smile si separa dal suo sensei è esposizione. Può avere inizio il tempo di ricomprensione dialogica, autentico momento di formazione: lasciar-essere il proprio dolore nel faccia a faccia, nel contatto con la differenza, dona quella prospettiva di ri-apertura verso l'altro che, prima ancora di ogni azione, significa rendere conto della persona che sono (senza più la necessità di proiettare immagini di sé che mediano fino allo scandalo). La solitudine del natale dirà appunto questo al giovane ragazzo occhialuto.



Emblematico e significativo, sempre nell'episodio 4, è il dialogo tra Koizumi e la nonna Tamura subito dopo la scena dello schiaffo: <<Ti ricorda qualcosa? Il te stesso di 50 anni fa forse? Quello non è un ragazzo che puoi fare obbedire con uno schiaffo – Lo so – Lui non sorride quasi mai, per questo lo chiamano “Smile”>>. È evidente che nemmeno la “generazione dei sensei” è libera da logiche mimetiche: Tamura fa notare il potenziale risentimento che anima la cura e la maestria di Koizumi verso Smile. Questo è un elemento particolarmente interessante perché la dinamica elettiva che scatta nell'anziano sensei, il suo movimento di cura verso l'alterità è contemporaneamente un ri-vedersi in un altro tempo, in un'altra occasione: una situazione in cui la massima tentazione di schiacciare il segreto personale che Smile porta in dono custodisce simultaneamente il massimo potenziale rivelativo per il sensei che deve decidere come agire. Del resto il rivale verso cui prova risentimento è quel Ryu Kazama che, attraverso un'anti-educazione totalmente finalizzata alla gloria e al godimento in cui viene programmato ogni dettaglio, ha portato il liceo Kaio a successi internazionali. Ricordando l'antica competizione i due anziani amici continuano a dialogare: <<ai perdenti era negata persino la loro individualità, la storia la scrivono solo i vincitori. Ho visto questa mentalità rovinare un sacco di persone>>, sostiene Tamura, <<ora non è molto diverso>> - <<Quel ragazzo è diverso eccome! Ha un enorme talento eppure nessun interesse per la vittoria>>, controbatte l'arzilla nonnina - <<è sempre così, le persone che sanno di essere qualcuno non desiderano mai niente; quelli che non conoscono se stessi cercano sempre di lottare e vincere, perché vogliono dimostrare qualcosa; io voglio solo portarlo fino a quel punto, tutto qui: una volta lì, qualcosa dentro di lui cambierà>> - <<tu credi? Accanirti su Smile non ti restituirà la tua gioventù>>. Eccezionale ambivalenza tra la strada della maestria e quella della vendetta. È palpabile la fatica per mantenere la rotta corretta in un percorso che per forza di cose deve scendere a patti con l'errore, le impurità e le debolezze dello spirito. Solo il discepolo potrà rispondere per ridonare alla relazione di maestria la dirittura della distanza, il richiamo alla responsabilità.


Passato in solitudine il momento del natale, Smile ha rinunciato al suo orgoglio. Dall'episodio 6 in avanti il ragazzo non gioca più nutrendo il proprio dolore con la paura di infierire sull'altro: essere-con-l'altro, combattere sinceramente con l'altro, non significa fare violenza. È proprio la sincerità di questo confronto che invoca l'altro nella sua alterità, lo chiama-ad-essere per quello che è, aprendolo così alla sua finitudine, certo, ma anche ad una eventualità di cura e rispetto prima impossibile. La sincerità del confronto fa emergere il limite; da lì ogni movimento, ogni deviazione è possibile: nella sincerità, nel sacrificio dell'orgoglio ha dimora la mediazione epurata dallo scandalo.

Koizumi può allora consigliare senza obbligare, insegnare senza ammaestrare, portare le domande anziché imporre le risposte, dischiudendo l'orizzonte della responsabilità-per-altri. <<Non essere troppo duro con Captain Ota, Mister Tsukimoto [la questione è legata all'acquisto di attrezzature per la palestra] – Voglio solo che faccia ciò che dovrebbe fare – Non pensare che tutti ne siano capaci, anzi, è il contrario – Sta dicendo che sono egoista? - No, non è questo>>. Molto interessante risulta essere una scena di poco successiva: gli allenamenti di Smile sono faticosi ed estenuanti e il primo a non reggere il ritmo è il vecchio Koizumi (il quale, silenziosamente, con il suo ritiro, accomoda lo spazio della decisione di Smile che di lì a poco dovrà arrivare: sappiamo, infatti, che il compito di Koizumi è quello di portarlo al limite, laddove decisione e responsabilità sono una parola sola). Ebbene, durante la pausa Koizumi torna a parlare di Sakuma, duramente sconfitto da Smile poco tempo prima: <<Ho sentito che quel ragazzo del Kaio ha mollato – Prima o poi doveva rendersi conto dei suoi limiti – Già... - Mi scusi, sensei, potrebbe fare a meno di fumare?>> - Koizumi è sorpreso da questa richiesta e sussurra un <<mi dispiace>> rinunciando alla sigaretta. Questo piccolo gesto d'apertura, questa esplicita richiesta è rivelativa nella sua semplicità: anche senza essere forzato dal conflitto, Smile ha iniziato ad essere sincero con l'altro, lo interpella con la sua richiesta, si protende, esponendosi, verso la risposta dell'altro. È ciò che Buber definirebbe una ricomprensione dialogica che ha perso la sua astrattezza: la responsabilità verso altri non è un progettare che può essere dogmaticamente appreso, essa parte da uno sguardo lucido sul proprio dolore che insegna nella misura in cui entra in risonanza e in dialogo con l'altro. Koizumi, imparando ad essere sensei, si prende cura del dolore di Smile guardando senza compromessi il suo di dolore (quel passato di rinuncia che ha generato un risentimento potenzialmente rischioso per la crescita del ragazzo). Così, dice Buber, <<L'educatore che fa esperienza della parte opposta e le tiene testa, fa esperienza di due cose insieme: il proprio limite nell'alterità e la grazia nella solidarietà con l'altro. Egli percepisce “dall'altra parte” l'accettazione o il rifiuto di ciò che si sta avvicinando; certo spesso in modo vario solo fuggevoli stati d'animo o incerti sentimenti, ma di lì deve palesarsi ciò di cui realmente l'anima ha o non ha bisogno>>. Lasciar-essere l'altro essendone responsabile: lo spazio aperto dal ritiro non è un deserto.


La maestria di nonna Tamura si esercita in maniera completamente diversa nei riguardi di Peco. Se Koizumi deve aiutare Smile a infrangere il proprio guscio, deve supportare lo sforzo d'uscita, l'evasione verso Altri, ma la personalità di Smile è troppo complessa e delicata per procedere oltre (proprio in quel punto verrà sancita la differenza decisiva e il senso della distanza tra i due; anche Koizumi vedrà superato quell'orgoglio di cui lui stesso fu vittima in gioventù, l'orgoglio più raffinato e sublime, quello della rinuncia come forma di atto di generosità verso l'altro, che si manifesta con la volontà di mantenere intatta una certa purezza). La fede che Smile custodisce verso la maestria di Peco trascende qualsiasi logica mimetica o addirittura etica: è fede nella più assoluta semplicità rivelativa dell'altro. Il sensei deve accettare il limite proprio come il discepolo. La maestria di Koizumi si concretizza di fatto nel supportare le condizioni di un'apertura di cui solo Smile è tuttavia il responsabile: la loro relazione è un costante riconoscere l'assolutezza dietro i propri limiti, perciò è estremamente difficile scoprire nel ritiro la giusta distanza e abitarla.

La maestria di nonna Tamura è invece totalmente calibrata sulla rievocazione dell'amore per il gioco di Peco. Tamura conosce benissimo Peco, lo ha visto crescere nella sua palestra e sa benissimo che il senso di ogni relazione legata al ragazzo gira intorno al fatto che il suo essere modello positivo era conseguenza del suo amore per il gioco. La donatività esuberante di Peco, la sua seducente e incredibile forza nel sapersi levare in volo davanti all'ostacolo più forte, senza annichilirlo, senza dialettizzarlo per superarlo, piuttosto proteggendolo con un sorriso che trascende la logica oppositiva e rivalitaria: chi potrebbe richiamare alla vita questa luce sorgiva? Il segreto è celato in un ricordo, ricordo costantemente sussurrato-suggerito da Tamura, di cui però nemmeno lei conosce precisamente il contenuto. Disciplinare Peco alla responsabilità del suo ricordo (perché gli altri lo attendono con fede quasi messianica): ecco il significato dell'amore, della fiducia incondizionata che nonna Tamura prova e comunica al ragazzo. Peco è il gioco stesso, la gioia del bambino al cuore della relazione. Ma tale movimento non è reminiscenza, non è nostalgia, perché quel ricordo non è il classico simulacro fantasmatico che l'identità produce e a cui ritorna per ritrovarsi. Quel segreto da riscoprire è esattamente ciò che custodisce il senso, ciò da cui irradia (come dono costante) la relazione di maestria e che ogni relazione di maestria tenta in fondo di reiterare imitando nello slancio verso un dopo.



Questa lunga analisi della “generazione dei sensei” si avvia verso la conclusione. Occorre però studiare l'episodio 7, da intendersi come momento culminante del percorso compiuto dagli anziani sensei. Koizumi conduce Smile al momento radicale della scelta riguardo al suo futuro, rivelando al ragazzo tutte le sue fragilità. La scelta di Smile darà infatti inizio al movimento di differenziazione tra i due, un nuovo ri-articolarsi della distanza, un nuovo ridefinirsi della separatezza dopo un tempo di cura e di coinvolgimento: la maestria funziona come il battito cardiaco. Vedremo come questa nuova prospettiva suggerita dalla distanza apre al nuovo incontro con Peco dicendo l'insegnamento definitivo che scaturisce dalla loro relazione d'amicizia.

Koizumi convoca Kazama e altri emissari del liceo Kaio per proporre a Smile di entrare nella squadra dei titolari (aprendo così la strada per un futuro nel professionismo). Ma la gioia per Smile non risiede in un progetto rivolto al futuro, non verrà mai misurata con gloria e successi. La gioia si nasconde in un tempo da ritrovare e in una amicizia tanto semplice quanto profonda e misteriosa. Il dolore che Smile ha sempre portato con sé e con cui ha imparato a convivere lo fa essere, però, anche più lucido sui sentimenti altrui. Quando Koizumi confessa la ragione per cui ha convocato l'amministrazione del Kaio, viene svelata la sua tentazione: <<Pensavo che in quel posto saresti potuto crescere di più – Ehi sensei, Sakuma è stato cacciato a causa mia – Non pensavo che queste cose t'interessassero – Anch'io ho dei sentimenti, divento triste o felice come chiunque altro>>. Volere fare il bene dell'altro progettando al di là della cura e del dialogo è una tentazione costante che rende ancor più preziosa la relazione di maestria: la caduta avviene quando l'altro e la relazione perdono la priorità. Koizumi ha mostrato il proprio limite e la propria debolezza. Sarà Smile ad insegnargli quanto profonda può essere la fede nell'amicizia e nella maestria altrui.

Il momento è comunque drammatico: la decisione che Smile ha preso lo espone ad un tempo rischioso. La fragilità della situazione riacutizza il dolore e Smile fugge: un nuovo silenzioso appello viene gridato in solitudine e solo il “canto dell'eroe”, nella sperduta notte metropolitana, può tenergli compagnia. La contemporanea conversazione tra un Koizumi triste e preoccupato e nonna Tamura testimonia una meravigliosa circolazione di desiderio, un'energia mimetica positiva che è il cuore di ogni dialogo sincero: <<Smile è scappato, eh? - Già... Ho provato a chiamarlo a casa, ma non risponde nessuno – I suoi hanno divorziato quand'era piccolo; lui vive con la madre, che lavora ogni giorno fino a notte fonda – Ho voluto fare il premuroso per una volta – Ecco perché è scappato; tu fai sempre così, sei sempre mogio mogio e ti preoccupi di ciò che provano gli altri; questo comportamento dà più fastidio che altro; se lui ti piace davvero, abbraccialo forte forte e dagli un bel bacio; se non vuoi dargli un po' d'amore farai meglio a uscire dalla sua vita>>.

Tornato in notturna alla palestra, Smile trova il vecchio sensei lì ad aspettarlo: <<Bentornato my boy, dov'eri andato? - Non sono riuscito ad andare da nessuna parte – Capisco... - Mi hai aspettato fino ad ora? - Te l'ho già detto, un allenatore che si rispetti non può stare senza un atleta da guidare; fallo un'altra volta e le prendi, ti ho avvisato; do you understand Mister Tsukimoto? - YES, yes my coach!>>.




In queste parole di Koizumi è possibile riconoscere il segreto stesso della maestria, la semplice convivenza di un'opposizione al suo cuore, un'impossibilità e un limite che ne strutturano il suo essere soglia: l'amore, la promessa di cura, la responsabilità dell'insegnamento emergono con più forza partendo dal silenzio e dal contegno che la parola nasconde. Il ritirarsi nella distanza apre il percorso per dissolvere gli idoli illuminati da una “luce fallace” che costringono nella rete di trascendenze deviate e per liberarsi dell'orgoglio dispensatore di menzogna nelle relazioni. La distanza mette al sicuro la relazione e lascia che il rivolgimento verso l'altro abbia il tempo e lo spazio di donarsi come segno d'amicizia, di trascendenza, di Desiderio, di responsabilità, raggiungendo la ricchezza del dialogo. <<L'educatore si educa per divenirne strumento>>, strumento per il mondo della solidarietà rivolto a Dio, dice Buber. Io, invece, senza che le due prospettive siano minimamente esclusive l'una dell'altra, dico rivolto al prossimo che mi chiama-ad-essere per la sua elezione.

Koizumi inizia così a comunicare a Smile tutto il suo affetto e la sua stima ed ovviamente riceve come controdono le attenzioni di Smile: <<Posso chiedere a Butterfly Jo di raccontarmi la sua storia?>>. La risposta a questa domanda, come un ponte, ci porterà a parlare nel saggio finale della maestria tra Peco e Smile.




* N.B. : per la bibliografia completa e le pagine citate rimando al pdf che unisce in un solo saggio i tre articoli in cui è diviso lo studio

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